Zes e decontribuzione, misure necessarie per l’occupazione al Sud. Ma vanno rese strutturali

In futuro potrebbero aprirsi per l’Italia nuove prospettive di sviluppo internazionale grazie al Piano Mattei: è la grande occasione per il nostro Sud?
Il Piano Mattei è un’opportunità strategica e cruciale per il Sud, dal momento che punta a ridisegnare i rapporti dell’Italia con i Paesi africani secondo un nuovo paradigma di cooperazione e posiziona il nostro Mezzogiorno come ponte e cerniera tra la sponda Nord e quella Sud del Mediterraneo. Una efficace cooperazione con i Paesi africani potrà dunque sicuramente favorire investimenti diretti e scambi commerciali, aiutando così l’economia meridionale.
Nonostante il Mezzogiorno sia riconosciuto come il più grande serbatoio di investimenti e crescita potenziale del Paese, il suo PIL pro-capite è ancora la metà di quello del Nord. Come ridurre questo divario?
C’è bisogno di una vision di lungo periodo e di una strategia centrale, definita dunque a livello nazionale, che guardi al Mezzogiorno come area di interesse e potenzialità di sviluppo industriale. Per assicurare però un sostegno effettivo e concreto al Sud in termini di riduzione del gap con il Nord di Pil pro-capite e tasso di occupazione, gli incentivi messi in campo dal Governo vanno resi strutturali e cumulabili. Bisogna concentrare attenzione e risorse su quegli strumenti in grado di garantire una effettiva e facile fruizione dei fondi e dei benefici, e utilizzare al meglio i fondi Ue attraverso strumenti di compensazione automatica, destinando a progetti speciali le risorse inutilizzate così come avveniva in passato. Occorre inoltre investire in infrastrutture, innovazione e formazione, valorizzazione delle risorse locali, incentivi per la creazione di posti di lavoro e promozione delle sinergie tra pubblico e privato.
Il Decreto Coesione ha introdotto il bonus ZES per alcune regioni svantaggiate, affiancandolo alla decontribuzione Sud prorogata fino al 31 dicembre 2024. Quale sarà l’impatto di queste misure sull’occupazione nel Sud?
Zes unica, decontribuzione Sud per il costo dei dipendenti e altri incentivi per le assunzioni vanno nella direzione di attirare investimenti e incentivare le aziende a espandere le proprie attività nel Sud, contribuendo così a un incremento occupazionale significativo, e stanno stimolando incrementi di produttività anche nelle piccole imprese. Ma vanno resi strutturali per evitare che le aziende siano costrette a rivedere la propria pianificazione finanziaria con ricadute negative sull’occupazione. La decontribuzione Sud va prorogata oltre il 31 dicembre 2024 perché era prevista attiva fino al 2029 con un graduale decalage dell’abbattimento dell’aliquota contributiva. Bisogna rendere pluriennale anche il credito d’imposta per gli investimenti nella ZES, garantire un’intensità di aiuto adeguata e una tempistica che consenta alle imprese una pianificazione più efficace.
Di quali altre misure strutturali avrebbero bisogno le imprese del Sud per programmare nuove assunzioni e favorire l’occupazione?
Le imprese necessitano sicuramente di un accesso più facile al credito, di formazione continua e supporto nei processi di digitalizzazione. Politiche in grado di incentivare ricerca e l’innovazione sono essenziali per creare un ambiente favorevole a nuove assunzioni e alla crescita sostenibile.
Parliamo di nuove tecnologie e digitalizzazione: l’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità o una minaccia per l’occupazione?
La competitività economica e industriale dipende dalla digitalizzazione e dall’adozione di tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, il cloud e internet of things, nelle quali bisogna evidentemente investire. L’intelligenza artificiale può migliorare i servizi, aumentare l’efficienza e la competitività aziendale: va tuttavia affrontata con un piano di formazione adeguato in modo che i lavoratori possano integrare queste tecnologie nel loro lavoro in maniera consapevole, anziché esserne esclusi.
La transizione digitale porta con sé un profondo cambiamento nel modo di lavorare che può essere realizzato solo attraverso la creazione e lo sviluppo delle competenze necessarie a tutti i livelli. Le imprese di piccola dimensione sono pronte a questa rivoluzione?
Le nostre Pmi sono abituate ad affrontare sfide significative nella transizione digitale, ma vanno supportate attraverso programmi di formazione e accesso facilitato alle risorse. C’è ancora disallineamento tra domanda e offerta di competenze digitali, in particolare per STEM e cybersecurity.
Quanto pesano sostenibilità ed ESG sul successo di un’impresa?
L’adozione di pratiche sostenibili e principi ESG è fondamentale per il futuro delle imprese del Sud, che devono vedere questi interventi non come un costo ma come un’opportunità per innovare e crescere. La transizione green deve essere però graduale, ben calibrata e sostenibile anche economicamente, senza comprimere cioè la capacità competitiva delle imprese.
Le Pmi hanno bisogno di un accesso più facile al credito, di formazione continua e di supporto nei processi di digitalizzazione. Ricerca e innovazione sono essenziali per creare un ambiente favorevole alle nuove assunzioni e a una crescita sostenibile.
Di seguito link dell’’intervista in pdf:
https://www.ildenaro.it/pdf/2024/Confindustria-Capri-2024.pdf